Non so come la pensate, ma a me non piace la parola femminista, o il termine femminismo.

In un mondo in cui si parla di new normal, work-life-blending e candidate’s journey, entrambi hanno qualcosa di vecchio e superato.


Quando in passato sono stata invitata a parlare del ruolo della donna nel mercato di lavoro ho sempre sostenuto che dobbiamo passare oltre questa visione antica che ci definisce come una “forza lavoro differente”.

Bene.

Poi è arrivata la pandemia ed ho compreso quanto la mia convinzione fosse fragile. Qualche statistica?

  • I dati ISTAT ci dicono che dei 444mila occupati in meno registrati in Italia in tutto il 2020, il 70% è costituito da donne.
  • Le donne laureate sono il 22,4% contro il 16,8% degli uomini, vantaggio femminile più marcato rispetto alla media Ue, quindi studiamo e siamo formate; eppure, sempre dati ISTAT 2020 alla mano, il tasso di occupazione delle neolaureate è del 8,2% inferiore rispetto ai colleghi maschili.
  • La quota femminile nei cda di aziende quotate è del 36% (di cui esattamente 14 amministratici delegate!), mentre nelle aziende “non soggette alle quote di genere” questo dato cala al 18% (dati Cerved).

 

A mio avviso, questo grafico tratto dal Global Gender Gap Report 2020 del World Economic Forum rappresenta molto bene la nostra situazione: istruite, godiamo di ottimi servizi sanitari, ma partecipiamo poco alla vita “economica”, ancora di meno a quella politica.

Sorpreso? Io si. Quindi dobbiamo introdurre le quote rosa in tutti gli ambiti lavorativi? No.
In primis, nessuna donna vuole lavorare o far carriera perché fa parte di una quota, non siamo una specie da proteggere; in secondo luogo perché non c’è bisogno.

 

Unica leva da attivare è la meritocrazia. Sembra scontato e logico, se non fosse per i dati dell’ultimo Meritometro, indicatore europeo che trovate qui; questo piazza l’Italia come ultimo paese europeo per livello di meritocrazia.

Non commettiamo l’errore di festeggiare la festa della donna solo con mimose e parole gentili. Passiamo oltre.

Come?

  • Iniziate pensando alle proprie convinzioni ed analizzale criticamente. Osserva il modo in cui vi comportate al lavoro, con i vostri collaboratori o in fase di selezione.
  • La prossima volta che dovete promuovere un collaboratore, fatelo crescere o affidargli nuove responsabilità, basatevi sul merito. Vi affiancheremo volentieri nella stesura di piani di carriera, stabilendo insieme i criteri di valutazione ma anche analizzando il potenziale e la motivazione di chi dovrà crescere.
  • Per la prossima assunzione invece inserite candidature eterogenee, sapendo che le aziende che creano un ambiente lavorativo e dei team “misti”, sono più attrattivi, innovativi e produttivi. Se avete esternalizzato la ricerca e selezione, chiedete all’agenzia con la quale collaborate. Chiaramente, noi vi affiancheremo volentieri anche in questa sfida 😉.

 

Chiudo con una citazione: 

Parità di genere non significa rispetto di quote rosa ma parità di condizioni competitive tra generi.

Mario Draghi

Tantissimi auguri per la Giornata Internazionale della Donna, che diventi un’occasione per superare le quota rosa e premiare il merito e le competenze.

 

Buon lunedì …. e buon lavoro!

Valerie Schena Ehrenberger

 

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Pubblicato il 08/03/2021

Mimosa
 
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